Pubblicato su politicadomani Num 90 - Aprile 2009

Mutazioni urbane
Riflessioni sullo stato attuale
del maranese


Le cause delle condizioni ambientali di un territorio hanno radici profonde. Capirle è il primo passo per progettare il suo futuro urbanistico

di Antonio Guarino

L'area nord occidentale di Napoli, nonostante abbia una densità abitativa più bassa rispetto alla restante area metropolitana come quella nord e orientale, presenta delle condizioni di forte degrado.
Le cause del degrado dipendono da più fattori: la presenza di rifiuti indifferenziati, il disordine edilizio, l'abbandono dell'agricoltura tradizionale pregiata, la fragilità idrogeologica del territorio.

I rifiuti
Va sottolineato che i rifiuti rappresentano uno dei maggiori fattori di pressione sul suolo, sul sottosuolo, sulle acque superficiali e sotterranee, sull'atmosfera e, di conseguenza, sulla salute pubblica. Causa della crescente produzione di rifiuti è l'economia consumistica, che impatta il territorio in misura sempre più grande. Tale impatto determina, soprattutto dove maggiore è la densità abitativa, problematiche di difficile soluzione.
Sul territorio di Marano sono stati sversati rifiuti legali e illegali.
Legali perché per oltre un ventennio il territorio ha recepito nelle sue discariche parte dei rifiuti dell'area metropolitana di Napoli e, in particolare, nei comuni di Qualiano, Giugliano e Villaricca. Illegali perché il territorio è sede di diverse discariche abusive che si trovano lungo la costa giuglianese, nelle aree agricole e nelle cave dismesse in cui sono stati conferiti materiali RSU e materiali tossici. Oltre alle discariche (abusive) più o meno adeguatamente censite ce ne sono altre, però, che sfuggono completamente al controllo.

L'edilizia
Una intensa e pesante attività edilizia, legale e abusiva, specie negli anni '80, ha portato un forte incremento di popolazione nell'area, senza che vi fossero però adeguati standard di servizi, verde e infrastrutture.
Le costruzioni realizzate presentano particolari caratteristiche: in buona parte sono abusive o comunque in difformità dalle concessioni edilizie e sono qualitativamente ed esteticamente scadenti e in pochi anni hanno manifestato una precoce vetustà. Si tratta di edilizia illegale e/o spontanea in cui sono mancati controlli sulla staticità e sull'impianto strutturale: una questione importantissima in un'area sensibile sia dal punto di vista sismico che idrogeologico.
Questa nuova edilizia (parzialmente abusiva che ha potuto valersi dei continui condoni e della mancanza di efficaci controlli pubblici) ha creato, oltre da un forte e disordinato consumo della risorsa territorio, un evidente processo di periferizzazione: interi e diffusi ambiti territoriali sono stati coperti da una edilizia esclusivamente abitativa, senza un disegno razionale e senza nessun effetto urbano. I nuclei storici si svuotano e la parte esterna cresce in modo spontaneo. Particolarmente evidente è il fenomeno presente nelle aree agrarie dove si abbandona l'antica casa rurale, ereditata dal padre, e si costruisce, affianco ad essa, un edificio, spesso abusivo di cattiva qualità formale.

L'agricoltura
Le attività agricole, un tempo cuore dell'economica della zona, in uno dei terreni più fertili del mondo, sono sempre più marginali. Le proprietà dei terreni sempre più frazionate e quindi i terreni stessi risultando scarsamente produttivi, vengono abbandonati e resi disponibili per l'edilizia o, come sta emergendo dalle indagini della magistratura, per seppellirvi i rifiuti.
Dai dati ufficiali risulta che ci sono ancora presenze considerevoli di aziende agricole; di fatto però si tratta soltanto di luoghi ridotti a sede di una produzione che si svolge sempre di più fuori del territorio, nei luoghi dove i prezzi di mercato dei terreni sono più bassi.
I prodotti tipici e storici dell'area, famosi e ricercati sul mercato napoletano e nazionale, come la ciliegia della Recca (nota località di Marano), la mela annucca, i piselli santacroce, sempre più spesso vengono prodotti nel casertano in località Carinola, Sessa Aurunca, Francolise, tanto per fare qualche nome. Si va a perdere così un'intera produzione di alta qualità che ha reso famosa la zona; perché non basta preservare i prodotti tipici bisogna anche che essi vengano prodotti. A questa si aggiunge la perdita del paesaggio agrario locale urbano e periurbano che, una volta lasciato all'incuria, diventa perfino pericoloso per gli incendi, naturali e dolosi, che vi si sviluppano e per l'instabilità idrogeologica.

Idrogeomorfologia
Il delicato sistema idrogeologico della collina è sempre più aggredito. Terreni agricoli abbandonati; l'impatto delle attività edilizie sempre più pesante; i canaloni naturali alterati, sia perché vengono riempiti con materiali di risulta e con rifiuti di incerta natura su cui si costruiscono edifici, sia perché sono trasformati in strade che diventano poi torrenti nei periodi di pioggia, quando si di esse si riversa l'acqua meteorica che scorre sulle pendici della collina e non riesce a trovare il suo naturale drenaggio. Dove, poi, il canalone risulta interrotto o ostruito, e dove la superficie viene cementificata o rivestita di asfalto l'acqua aumentando di velocità provoca continue frane e smottamenti.

In conclusione
Parlare oggi di pianificazione urbanistica e di redazione di Piani Urbanistici Comunali o Intercomunali non significa più solamente quantificare e distribuire gli insediamenti edilizi del futuro, compito che ha svolto fino ad oggi il vecchio Piano Regolatore, figlio della cultura urbanistica del '900, dei combustibili fossili e dello sviluppo illimitato. Oggi bisogna pensare il territorio in modo globale e sostenibile.
Il nuovo Piano Urbanistico Comunale deve prendere in considerazione l'insieme delle risorse presenti in un determinato territorio, quali quelle agricole, idrogeologiche, del sole, del vento, delle conoscenze della cultura materiale, ecc., e su queste ripensare il futuro della città.
La città, principale consumatrice di energia fossile dovrà imparare ad auto produrla in modo rinnovabile. Dovrà individuare i limiti della crescita e della saturazione territoriale. Dovrà, in altri termini, stabilire fino a che punto la superficie territoriale potrà essere coperta con strutture e infrastrutture.
Bisogna che si pensi alla città e al suo territorio come a un unico ecosistema. In tutta Europa è già iniziata l'era dell'urbanistica sostenibile. Da noi, invece, quando arriverà?

 

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